Mer. Ott 16th, 2024
La repressione delle fusioni bancarie rischia di perdere di vista il quadro finanziario più ampio

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Nel 2022 c'erano circa 4.500 banche assicurate, secondo la US Federal Deposit Insurance Corporation. A metà degli anni '90 erano circa 10.000. E a seconda della prospettiva, quel processo di consolidamento è un buon inizio o un incubo che deve essere fermato.

Martedì, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha ritirato le sue linee guida del 1995 sulle fusioni bancarie, che si concentravano in gran parte sulla concentrazione di depositi o filiali come motivo per bloccare le fusioni. Le nuove linee guida implicheranno un esame più rigoroso e fanno parte di un approccio normativo generale degli Stati Uniti per pensare in modo più espansivo a come le fusioni e acquisizioni danneggiano un'ampia gamma di stakeholder aziendali.

Tuttavia, basta parlare con Jamie Dimon e i suoi amici e scoprire che il settore bancario è un classico gioco su larga scala in cui stabilità, sicurezza e, sì, rendimenti del capitale proprio sono favoriti dal fatto di avere meno istituzioni.

Le fusioni e acquisizioni bancarie sono state piuttosto difficili da realizzare dopo la crisi finanziaria, e praticamente impossibili per le grandi banche con più di 100 miliardi di $ di asset. (Ironicamente, gli standard per la revisione degli accordi tendono a evaporare quando le banche sono in procinto di fallire e hanno bisogno di un acquirente, qualsiasi acquirente. Pensate a JPMorgan che affronta la First Republic assediata nel 2023).

Il Dipartimento di Giustizia afferma che gli enti regolatori devono considerare l'impatto competitivo sui mercati dei prodotti bancari e sui segmenti di clientela, nonché il modo in cui le comunità dovrebbero essere meglio servite dopo la fusione.

I critici sostengono che un mercato eccessivamente frammentato significa che i creditori sottodimensionati sono spesso indeboliti da capitale insufficiente, portando a panico e crisi bancarie più ampie. Pertanto, un modo migliore per garantire che il credito rimanga ampiamente accessibile potrebbe essere quello di concentrarsi su come appaiono i coefficienti patrimoniali delle banche fuse.

La tipica banca ha un ritorno di attività di appena l'1 percento, con istituzioni che soddisfano il loro costo del capitale proprio quasi esclusivamente tramite leva finanziaria. I costi di conformità, marketing e servizio clienti, per non parlare di perdite di prestiti anche minime, sono acuti per le istituzioni più piccole. Quando i dirigenti bancari sostengono il consolidamento, si tratta meno di ricerca di rendite monopolistiche e più di sopravvivenza.

Negli ultimi 30 anni, anche la finanza al consumo è cambiata. Molte società di mutui, carte di credito e prestiti personali sono ora “banche ombra” che non accettano depositi formali. Allo stesso modo, le start-up fintech usano la tecnologia per evitare di aprire filiali.

Se a ciò si aggiunge la proliferazione di gestori patrimoniali che si lanciano nei prestiti alle aziende, il settore bancario tradizionale sembra più spietato che mai. Il compito più arduo per i regolatori, e il più importante, è capire come tutte queste forme di intermediazione finanziaria possano integrarsi a vantaggio dei clienti.

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