Lun. Ott 14th, 2024
'Utili, macro e VIX, oh mio Dio'

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Il merito del titolo va all'analista delle azioni a piccola capitalizzazione della Bank of America, Jill Carey Hall, il cui ultimo rapporto sul segmento è piuttosto pessimista per qualcuno che se ne occupa.

Come hanno scritto durante la notte Rob Armstrong e Aidan Reiter di Unhedged, la rinascita delle azioni a bassa capitalizzazione di cui abbiamo parlato con entusiasmo all'inizio dell'estate si è già esaurita (la scelta della foto dello sfortunato Stringer Bell non è stata una coincidenza, tuttavia).

Di fatto, l'indice S&P 500 ha sovraperformato l'indice Russell 2000 delle azioni a piccola capitalizzazione in calo di quasi 5 punti percentuali dal nostro primo post di luglio sul rimbalzo delle azioni a piccola capitalizzazione (mi dispiace).

Carey Hall sostiene che le valutazioni economiche significano ancora che le azioni a bassa capitalizzazione sembrano una scommessa migliore rispetto alle azioni a grande capitalizzazione nel prossimo decennio. Notando che le valutazioni sono più predittive nel lungo periodo, stima che il Russell 2000 (avvertenze!) dovrebbe rendere il 9 percento annuo nel prossimo decennio, rispetto al rendimento del 2 percento annuo del Russell 1000.

Naturalmente, fare i calcoli delle valutazioni/rendimenti in qualsiasi momento dell'ultimo decennio mostrerebbe probabilmente qualcosa di simile. E come ha scritto FTAV in un grande post all'inizio di quest'anno, ci sono molte buone ragioni per cui non dovresti estrapolare dal passato quando si tratta della performance futura delle small-cap.

Inoltre, Carey Hall è notevolmente pessimista sulle prospettive immediate, osservando che gli utili stanno calando e che le aziende più piccole sono pessimiste (non un buon segno nemmeno per l'economia):

Mentre gli utili del 2Q delle small cap (S&P 600) hanno superato le aspettative, gli utili sono comunque scesi del 10% anno su anno, le vendite hanno deluso le aspettative e le stime del 2H hanno continuato a scendere. Le small cap continuano a guidare al di sotto del consenso (più di quanto sia stato storicamente), mentre le large cap stanno guidando al di sopra del consenso (con un rapporto di guida superiore alla media).

Insieme ai recenti dati macroeconomici (ISM più debole del previsto, dati deludenti sull'occupazione, un passaggio a “flessione” nel nostro indicatore di regime statunitense) più un periodo stagionalmente debole per le small cap e il potenziale per ulteriore volatilità prima delle elezioni statunitensi, continuiamo a preferire le large cap rispetto alle small cap nel breve termine.

D'altro canto, forse un analista di titoli a bassa capitalizzazione che sembra così cupo è il segnale di qualcosa?

Ulteriori letture:
— Piccole azioni, grandi problemi (FTAV)