Il pluripremiato romanzo d’esordio di GauZ (pubblicato in Francia nel 2014 come Debout-Payé) si concentra sull’umile occupazione della guardia di sicurezza ed esplora le eredità coloniali della Francia, i suoi pregiudizi razziali e il capitalismo moderno attraverso gli occhi degli immigrati neri. GauZ’ è lo pseudonimo dell’ivoriano Patrick Armand-Gbaka Brede. Dopo aver studiato biochimica, si è trasferito a Parigi nel 1999 per continuare i suoi studi, è diventato uno studente irregolare e ha lavorato come guardia di sicurezza prima di tornare in Costa d’Avorio, dove ora è sceneggiatore di successo e redattore capo di una rivista satirica economica giornale.
“Standing Heavy” si riferisce alle “varie professioni che richiedono al dipendente di rimanere in piedi per guadagnare una miseria”. Dall’inizio degli anni ’70 al 2010, il romanzo segue le sorti di tre ivoriani: lavoratori privi di documenti impiegati come guardie di sicurezza a Parigi. Sono particolarmente adatti al lavoro, suggerisce GauZ’, a causa del loro profilo morfologico: “Gli uomini di colore sono robusti; I neri sono alti; I neri sono forti; I neri sono deferenti; I neri fanno paura”.
Ferdinando ha vita relativamente facile; arrivato nel 1973, trova lavoro a guardia dei vecchi mulini, Les Grands Moulins, e riesce a risparmiare abbastanza soldi per affittare un piccolo appartamento prima che colpisca “The Crisis” (il rallentamento economico causato dall’embargo petrolifero arabo). Improvvisamente c’è un inasprimento nei confronti degli stranieri che, si dice, stanno “rubando posti di lavoro a veri francesi” e una nuova serie di leggi che richiedono permessi di soggiorno vengono rapidamente approvate.
Ossiri e Kassoum seguono negli anni ’90 e lavorano come immigrati privi di documenti per Ferdinand, che ora ha la sua compagnia di sicurezza. Ossiri e Kassoum si dividono i turni a guardia dei mulini abbandonati dove un tempo lavorava Ferdinando, ma quando si verifica l’11 settembre, si rendono conto che la loro professione non sarà mai più la stessa. Ossiri conclude: “Qualsiasi datore di lavoro vorrà esaminare le nostre scartoffie con un pettine a denti fini prima di permetterci di stare di fronte a un fottuto cartellone pubblicitario”.
Diversi capitoli presentano le osservazioni di una guardia di sicurezza, autodefinita come MiB (Man in Black), inviata al negozio di abbigliamento Camaïeu prima di essere promossa al rivenditore esclusivo Sephora sugli Champs-Élysées. Con tono leggermente ironico, medita sui clienti e sul consumismo in mostra.
C’è una qualità visiva in queste vignette comiche, in particolare la scena dell’inseguimento verso la fine in cui la guardia insegue l’uomo che ruba il profumo: “il ladro zigzaga, la guardia di sicurezza zags. . . La cravatta del ladro svolazza dietro di lui, sospesa parallela al suolo nel vento contrario. La cravatta della guardia di sicurezza fa lo stesso.
La guardia giurata si arrende, riconoscendo l’assurdità di dare la caccia a un uomo «che ha rubato a Bernard, il più ricco di Francia, un frivolo gingillo fatto da Liliane, la settima più ricca». Si chiede se sia meglio dei “flokos” (un insulto soprannome bambara per le guardie nere dell’Africa coloniale francese) “che eseguono gli ordini dei loro padroni bianchi”.
Gauz’ ha un occhio attento ai dettagli e ci sono altri momenti altrettanto cupi che ricordano un passato brutale, ma questa satira compatta e umana, abilmente tradotta da Frank Wynne, diverte tanto quanto informa.
In piedi pesante di GauZ’, tradotto da Frank Wynne, MacLehose Press £ 12, 252 pagine
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