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Normalmente, i divieti di importazione e le tariffe tra Cina e Taiwan non meriterebbero l’attenzione globale. Ma questa settimana, il gioco di potere sul commercio è notevole. Sottolinea i tentativi di Pechino di influenzare le prossime elezioni a Taiwan.
Giovedì Pechino ha annunciato la fine dei tagli tariffari per alcune importazioni di prodotti chimici dall’isola. IL elenco interessato di 12 prodotti include acrilico e p-xilene. Ciò fa seguito alla denuncia della Cina della scorsa settimana secondo cui Taiwan aveva adottato misure discriminatorie sull’importazione di prodotti dal continente. Vuole che Taiwan adotti misure per rimuovere le restrizioni commerciali.
Le ultime mosse potrebbero avere un impatto sulle più grandi società petrolchimiche di Taiwan, tra cui Formosa Plastics, che ha un valore di mercato di 16,2 miliardi di dollari, e la CPC Corporation di proprietà statale. La Cina è il maggiore importatore mondiale di sostanze chimiche come il p-xilene, pari a tre quarti del totale mondiale.
L’elenco interessato ha un focus relativamente ristretto. Le importazioni cinesi di p-xilene, ad esempio, ammontano a circa 11 miliardi di dollari. È improbabile che l’impatto delle modifiche ai tagli tariffari sia grave. Ma il momento lo dice. Le elezioni presidenziali molto contestate di Taiwan si avvicinano nella seconda settimana di gennaio.
Pechino ha esercitato pressioni sul partito al potere di Taiwan, che sostiene l’indipendenza, inviando aerei militari e navi da guerra vicino all’isola quasi ogni giorno questo mese. Dal 2000, i presidenti di Taiwan hanno ricoperto due mandati, ovvero otto anni, il che sottolinea l’importanza di queste elezioni per Pechino.
Ma questa tensione va ben oltre la politica commerciale sui prodotti chimici. L’ascesa dell’intelligenza artificiale e l’importanza dei chip prodotti a Taiwan hanno alzato la posta in gioco. Il produttore di chip Taiwan Semiconductor Manufacturing Company produce oltre il 90% dei chip avanzati del mondo. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno tagliato fuori la Cina dai chip avanzati e dalle attrezzature per la produzione di chip.
Per ora, gli investitori hanno ignorato qualsiasi rischio geopolitico per TSMC. Il prezzo delle sue azioni locali è salito del 23% nell’ultimo anno.
TSMC ha dovuto affrontare la crescente pressione degli Stati Uniti affinché fabbricasse i suoi prodotti in America. Ha investito e costruito un nuovo stabilimento in Arizona, minacciando di ampliare qualsiasi divario tecnologico con la Cina. Poiché Pechino non ha più opzioni, influenzare le elezioni taiwanesi è diventato molto più importante.