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René Benko è stato condannato a due anni di carcere dopo che un tribunale di Innsbruck ha riconosciuto il magnate immobiliare austriaco colpevole di frode in materia di insolvenza.
Il processo durato due giorni è stato il primo di quella che probabilmente sarà una serie di procedimenti giudiziari contro il fondatore del gruppo immobiliare Signa, fallito due anni fa.
I pubblici ministeri hanno affermato che, mentre il suo impero si avvicinava al collasso alla fine del 2023, Benko ha spostato impropriamente denaro attraverso transazioni tra cui un pagamento anticipato dell’affitto di 360.000 euro e un regalo di 300.000 euro a sua madre.
Il tribunale ha stabilito che il trasferimento di 300.000 euro durante la procedura di insolvenza era un tentativo di nascondere beni ai creditori. È stato assolto dal secondo capo d'accusa relativo al presunto anticipo sull'affitto.
Benko, che da gennaio si trova in custodia cautelare a Vienna, rischiava fino a 10 anni di carcere.
Essendo la prima condanna penale legata al crollo dell'impero immobiliare di Benko, il verdetto rappresenta un momento centrale in uno dei crolli aziendali più spettacolari della recente storia europea. La rete di proprietà immobiliari e di vendita al dettaglio dell'imprenditore austriaco si estendeva da Vienna a Berlino e New York.
Il caso fa parte di un'indagine più ampia sul fallimento di Signa, che ha scoperto banche, fondi sovrani e family office che avevano prestato più di 15 miliardi di euro alle entità del gruppo.
I pubblici ministeri continuano a indagare su accuse più ampie di occultamento di beni, violazione della fiducia e inganno degli investitori legate al collasso del gruppo.
Nuove accuse contro Benko il mese scorso lo accusavano di aver nascosto 120.000 euro in contanti insieme ad oggetti tra cui orologi e gemelli per un valore di quasi 250.000 euro nella casa di un parente per tenerli lontani dai creditori.
I pubblici ministeri si sono mossi rapidamente sul primo caso perché si concentrava esclusivamente su presunti trasferimenti e occultamenti nell'insolvenza personale di Benko, piuttosto che accelerare l'indagine più ampia sul crollo transfrontaliero del gruppo Signa.
Benko nega ogni addebito e dovrebbe ricorrere in appello contro la sentenza del tribunale regionale.
Non è stato possibile raggiungere immediatamente la Procura della Repubblica per il perseguimento dei crimini economici e della corruzione e il consulente legale di Benko per un commento. Il suo avvocato aveva precedentemente respinto le accuse definendole “false”.
